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venerdì 24 gennaio 2014

The smaaaaart commercial

I filmati presenti in questo post sono stati presi da Internet e quindi valutati di "pubblico dominio". Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, potranno segnalarlo e provvederò alla rimozione degli stessi. Immagini adatte ad un pubblico adulto.

una scena del film


Ok, in questi giorni tutti a parlare (e postare) di "Mistakes", che in effetti è un enorme fenomeno virale: circa 6 milioni di visualizzazioni e condivisioni a sbafo sul social network. E' ben fatto, riceverà tanti premi, è brillante (conosco molti pubblicitari che direbbero "è smart")... gli errori capitano e possono essere fatali.

Ma davvero è così smart?
Fatemi capire: è smaaart perché non punta sulla spettacolarizzazione del dolore?
Per anni si è pensato che straziare fosse una grande idea: la rete è piena di questi esempi. Didascalici, affettati, fuori misura, fuori luogo e fuori target...


O forse è smaaaart perché non vuole dirti che sei uno stupido?


È smaaaaaart perché non c’è lo spiegone di un medico?


È smaaaaaaaart perché non ti sbatte in faccia la realtà?


È smaaaaaaaaaart perché non racconta il vuoto?


La verità è che "Mistakes" sembra toccare i tasti giusti, perché in precedenza non s'è fatto poi molto per evitare soluzioni infelici.
Detto ciò, per quanto ben fatto, il film non ha nulla di estremamente "smart". O più probabilmente è "smart" per l'epoca in cui viviamo...

A mio avviso questo è uno spot che brilla di luce propria.


Il vero problema in Pubblicità, la questione sempre aperta, è che intelligenza ed efficacia non sono sinonimi: è sempre una questione culturale.

lunedì 2 dicembre 2013

ABBIAMO VINTO???

Il 23 Novembre Red Ronnie twitta questo.


Qualcuno si interessa alla vicenda: il 30 Novembre Luciana Landoni, di Repubblica.it (Milano), scrive:
-Un’azienda dolciaria conosciuta in tutto il mondo che utilizza l’idea di una liceale per la campagna pubblicitaria di un suo prodotto senza interpellare l’autrice: l’accusa è stata lanciata dal conduttore televisivo Red Ronnie attraverso il suo profilo Twitter ufficiale. "Guardate come Ferrero ha rubato l’idea grafica di una ragazzina di Pavia per la sua pubblicità. No Bueno", si ironizza nel tweet. Il disegno ripreso dall’azienda di Alba è stato realizzato da Giuditta Fiocchi, 18enne studentessa del liceo artistico Volta di Pavia, per il manifesto di una mostra dello scorso maggio al Castello Visconteo.
(Rettifico io: in realtà realizzato per uno dei compiti di scuola e poi utilizzato anche come immagine del manifesto in questione)
Giuditta, che si dice "molto soddisfatta" dell’attenzione ricevuta da uno dei marchi più conosciuti del made in Italy, ha già scritto una lettera alla Ferrero, ma senza ricevere risposta. Non chiede alcun riconoscimento economico, vorrebbe solo essere coinvolta in "eventuali progetti futuri".-




Il primo Dicembre, Red Ronnie twitta ancora: "Abbiamo vinto! La Ferrero ha chiamato la ragazzina di Pavia da cui hanno copiato pubblicità". 

E su Repubblica.it (Milano) troviamo la conferma del padre di Giuditta:
"Ci ha telefonato un dirigente della Ferrero - racconta Romano Fiocchi a La Provincia pavese - Ci ha assicurato che l'idea è originale e che l'avevano lì da tempo, ma ha riconosciuto il talento di Giuditta: la coinvolgeranno in un progetto a cui stanno lavorando".


In Italia oggi la creatività non è mai stata più lontana dal significato e l'utilizzo improprio della parola stessa. Forma e contenuto sembrano essere diventati concetti astratti e la ragione fondamentale è una sola: mancaza i soldi.
Le agenzie chiudono o piangono miseria, le case di produzione idem e l'assenza di soldi si tramuta in assenza di idee, e ancor prima di cervelli, per apparenti alchimie socio-culturali... il "socio-culturale" è quella cosa che da noi in 20 anni ha fatto grandissimi balzi indietro.
I clienti vedendo calare le vendite e dovendo centellinare le spese anche sul fronte pubblicità, vogliono controllare maggiormente il prodotto finito, ma ovviamente non ne posseggono i requisiti e vogliono farlo in un epoca che non lo consente, perché di fatto "maggior controllo" significa "maggiore disponibilità economica".
La agenzie per necessità danno corda al cliente e questa loro incondizionata disponibilità si unisce a un prematuro ricambio generazionale, perché in caso di crisi chi è bravo e ha esperienza fa le valigie, e subentrano i juniores, che obiettivamente non hanno ancora gli strumenti adatti e che -sempre per ragioni "socio-culturali"- sono meno o peggio preparati delle generazioni passate.

Pochi soldi = clienti più preoccupati e quindi esigenti + fuga della creatività.
Agenzie prostrate e creativi acerbi + clienti a briglia sciolte = disastri pubblicitari

Esempio di una recentissima campagna che io e
alcuni colleghi stiamo ancora cercando di capire

Uno dei disastri pubblicitari che connota quest'epoca è il copiare male (non il copiare, che s'è sempre fatto). E' sintomatico constatare che un'agenzia copi dall'idea di una diciottenne.
E a meno che non nasci genio, purtroppo anche le idee hanno un'età.

Nello stesso calderone di confusione socio-culturale, mistificazione e incompetenza, viene cotta a fuoco lento l'innocenza della ragazza, che da diciottenne idealista "non chiede alcun riconoscimento economico ma si accontenterebbe di essere coinvolta in eventuali progetti futuri".
L'atteggiamento è terribilmente sbagliato e nessuno spiega a lei o alla famiglia che non solo sarebbe suo diritto il riconoscimento della "paternità" dell'idea, ma che tale riconoscimento implicherebbe anche un pagamento dello sfruttamento economico di quell'idea.
Quello che mi stupisce è che anche Red Ronnie è contento: "Abbiamo vinto!"
E in mezzo a tanta gente disinformata o disorientata, complice più o meno consapevole dell'ennesima uccisione di un diritto, il "dirigente della Ferrero" gioca i suoi due assi vincenti: assicuriamo che l'idea è originale e coinvolgeremo la ragazza in progetti a venire.
Una mossa da maestro... quello che però fa il minimo sindacale.
Tutti contenti e coglionati.


Una simile vicenda, gestita altrettanto male, è accaduta non molto tempo fa a Juan Luis Garcia che anziché citare l'agenzia, ha scritto una lettera strappalacrime a Spike Lee, il quale giustamente gli ha risposto: "ma chi ti conosce!??"
In rete se n'è parlato abbondantemente.

Per la cronaca, la Ferrero (o chi per lei) non è nuova a un riutilizzo lecito o non di idee, format, formule.
Ecco un esempio che molti hanno già dimenticato.

Herba - ideato nel 1996 da Nazca Saatchi & Saatchi di Buenos Aires

Kinder Ferrero - copiato nel 2007 da Pubbliregia 
(l'agenzia di comunicazione interna a Ferrero)

Et voilà! Ecco come una porcata diventa prassi. PNB, India - 2009

venerdì 8 marzo 2013

La Pubblicità e la festa ALLE donne

Disclaimer: in questo post esprimo un punto di vista personale e pubblico immagini o filmati già pubblicati in rete. I contenuti sono adatti ad un pubblico adulto.

Perché questo post? Perché oggi è la festa delle donne e perché in parte io mi occupo di questo, dal punto di vista lavorativo e didattico. Quindi niente pistolotti moralistici, ma una fotografia dei problemi di genere nella pubblicità italiana di oggi.
Impossibile partire dall'inizio: ci vorrebbe tutta la giornata e poi ammettiamolo, sono un vago ricordo i bei tempi in cui una provocazione era tale.

Oliviero Toscani - Jesus Jeans - 1974
Impossibile anche intraprendere un discorso su quell'ironia apparentemente intelligente, ma frutto dello stesso paradigma in cui siamo inseriti, e quindi comunque discutibile.


Partiamo allora dallo status quo e precisamente dai bambini, o meglio le bambine... e alla fine del cerchio a loro torneremo.
Una decina d'anni fa in fascia pomeridiana si propinava questo ai più piccoli.


Oggi la situazione è peggiorata. Deve essere chiaro sin dall'inizio che le femminucce dovranno trasformarsi in donne (i maschietti in uomini, ovviamente).






(Evito qui di postare immagini ben più discusse e già denunciate da chi si occupa di lotta alla pedofilia.)

Certo, c'è sempre di peggio e noi siamo bravissimi ad assorbire le tendenze d'oltre oceano.


Immagini dal concorso Little Miss America
Per fortuna in posti più evoluti gli esempi sono molto diversi...






Ma se le nostre femminucce dovranno chiaramente trasformarsi in donne, la domanda da fare è: quale modello di donna viene indicato alle bambine?

Ecco, io ho una cartella piena di immagini come queste.








...e di commercials come questi.




Interessante lo spot Muller in cui, al di là della parte "copy", il sesso della nostra protagonista viene cancellato, ma è comunque raccontato in maniera esplicita cosa sta succedendo.


Potrei aggiungerci sigle, balletti, veline, copertine dei settimanali d'informazione, per non parlare della stampa-spazzatura, del tipo di stampa e della TV espressamente dedicate alle donne (in Italia abbiamo un canale televisivo rosa)... o magari una semplice televendita.


Ripeto, niente paternalismi: è facile indignarsi difronte a questa "comunicazione". E' così scontata, appartiene a quel tipo di indignazione che film-documentari come "Il corpo delle donne" vogliono giustamente raccogliere su larga scala. Dico "giustamente" perché si arriva a questi eccessi proprio per mancanza di un rifiuto sociale e culturale minimo garantito.

La mia intenzione è un'altra. Gettate le basi, vorrei fare un paio d'esempi più sottili, costruiti certamente su questa realtà distorta, ma così raffinati da far sì che il messaggio e il modello vengano trasmessi/assorbiti in maniera quasi subliminale... potremmo dire "con incosciente consapevolezza" e da entrambe le parti: chi fa comunicazione e chi la riceve.
Il salto meno traumatico e più breve, quindi il più comprensibile, è quello che segue.


Tu, sguattera, che lavi le MIE camicie dalla mattina alla sera e non sai neppure più dove stenderle, povera cretina... volgi or dunque lo sguardo a me, UOMO che porta i soldi a casa e risolve ogni TUO problema. Tornando dal lavoro col mio bel completino, ti reco in dono quest'oggetto, ehhhh (notare la faccia dell'uomo)! Così la tua condizione di casalinga sarà più piacevole, le MIE camicie saranno felici e ti faranno un bell'applauso!

Da qui si passa a un livello ancor meno esplicito.



Donna, quando hai le mestruazioni, al lavoro sei insopportabile. Magari resta a casa! Anzi... sei proprio sicura, DONNA, che vuoi lavorare? In fin dei conti è roba da maschi.

Spot equipollente è questo: in cui appare così straordinario e commovente che, per fare una bella sorpresa, sia il padre ad andare a prendere a scuola il figlio.


E infine si arriva all'ultimo stadio: quello che capisci solo al termine di questo percorso, perché il 100% delle bambine italiane è costantemente sottoposto a questo tipo di comunicazione, ma le mamme non se ne accorgono.


Io, bambino vestito d'azzurro, ricevo un regalo da mia madre, ma rubo una seconda fetta di salame perché in fin dei conti il MASCHIO fa così: prende ciò che vuole, fregandosene un po' del parere della FEMMINA. Toh, guarda mio padre!
Poi me ne vado a mangiare in giardino, e chi ti incontro? Tu, bambina vestita di rosa.

Bambina vestita di rosa, per caso vuoi qualcosa dal bambino vestito d'azzurro? Tu-femmina, vuoi ottenere qualcosa da lui-maschio???
Ahhhh, vuoi che ti dia il salame?
Beh, allora SE LO VUOI... mi sa che è meglio tu impari subito a fare un po' la zoccola.
;)

Capito come funziona?
Direi che la colpa è di entrambe le parti. Per conto mio posso assicurare che non tutti gli uomini sono lattine di cocacola... c'è addirittura chi capisce i propri errori e si redime.

Aggiungo qualche link interessante. Non mi trovo perfettamente d'accordo con la filosofia o l'approccio di tutti, per questioni -diciamo- di satya e ahimsa, ma la causa è comune.

Un Altro Genere di Comunicazione
Maschile Plurale
Massimo Lizzi
Questo Uomo No

Buon 8 Marzo!

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